giovedì 24 luglio 2008

Soluzione del mistero Diatto

Riceviamo dai nostri preparatissimi amici del museo "Bonfanti Vimar" di Romano d'Ezzelino (VI) la seguente spiegazione del funzionamento del motore Diatto avvistato dal club Vecchibulloni in una demolizione delle provincia di Roma:


"... Ecco una bella storia a seguito della notizia del ritrovamento di un vecchissimo motore Diatto, apparsa su EpocAuto dello scorso 25 maggio.
Il 12 aprile 1905 fra la ditta torinese Diatto e la francese Clement, viene costituita la Diatto & Clement - vetture marca “Torino”- che dura sino al 1909. Con il ritiro di Adolfo Clement la società diviene “Automobili Diatto” (con altre variazioni societarie) sino alla chiusura nel 1927.
Il primo prodotto della nuova azienda automobilistica, realizzata fra il 1906 ed il 1910, è una vettura leggera denominata 10/12 HP, con motore a due cilindri verticali e separati, di mm. 100 x 120 con cilindrata 1884 cc. e potenza sconosciuta, ma presunta di circa 15 cavalli effettivi, e velocità di cinquanta Km/ora.
Al nostro Museo dell’Automobile “Bonfanti-VIMAR” di Bassano del Grappa è stato donato recentemente dal discendente di una antica e aristocratica famiglia veneta, un motore Diatto bicilindrico, esattamente eguale a quello ritrovato i una demolizione di Mopurlo (Roma) dagli amici del Club Vecchi Bulloni.
La particolarità di questi due motori risiede sul fatto che sono dei bicilindrici…con quattro pistoni!
Quale il mistero?
Ecco la soluzione: la Diatto & Clement costruì il bicilindrico 10/12 HP dal 1906 al 1909 con marca “Torino”.
Dopo l’uscita di Clement sul motore apparve la dicitura “Diatto”e la nuova società apportò delle modifiche al modello. Dunque siamo fra la seconda metà del 1909 ed il 1910. Il motore è ora di 95x120 mm. Con cilindrata di 1700 cc. esatti. E gli altri due cilindri più piccoli a cosa servono?
Funzionava così un secolo fa.


Ci dobbiamo mettere in viaggio con la nuova Diatto. Solite operazioni preliminari di cicchetto, anticipo, contatto e……un buon colpo di manovella o forse due ed il bicilindro è in moto.
Avviamo l’auto a velocità moderata sino ad avere le temperature ottimali ed il motore che risponde bene. Siamo su strada piana e spingiamo sino ai 40 all’ora, poi giriamo un manettino e sentiamo subito il motore che va sotto sforzo.
Cosa succede? Succede che i due pistoni “passivi” hanno cominciato a pompare aria che va a caricare un serbatoio a pressione posto sotto il pavimento della vettura. In pratica fanno la funzione di pompa e quando si raggiungono le 4/5 atmosfere una valvola si apre automaticamente, i pistoni “passivi” vanno ancora su e giù senza più pompare e senza sforzo ed il motore riacqusita subito quel cavallo o due persi nella fase descritta.


Il nostro viaggio prosegue tranquillo sino alla sosta prevista per il pranzo. Usciti dalla locanda, sazi e con poca o nessuna voglia di sforzarci con la manovella, diamo un piccolo cicchetto, un po’ di anticipo e saliamo in auto, premendo a questo punto un pedalino laterale che libera l’aria precedentemente immagazzinata nel serbatoio apposito. Essa entra con tutta la forza delle 4 o 5 atmosfere nel due cilindri “passivi”, facendo ruotare velocemente il motore e creando l’accensione dei due cilindri “maestri”.
Così riprende il nostro viaggio ed intanto il motore ricaricherà il serbatoio d’ aria per la prossima messa in moto.
E’ veramente un motore geniale ed oggi rarissimo, che il caso ha fatto ritrovare quasi contemporaneamente in due esemplari, uno nel Veneto e l’altro nei pressi di Roma.
Teniamoli da conto ed impariamo.

Nino Balestra ..."

il motore è ancora presso la demolizione, per problemi finanziari non siamo riusciti a recuperarlo, chiunque fosse interessato a finanziare l'impresa può contattarci a vecchibulloni@gmail.com oppure al 3333095710, si tratterebbe di investire 1500 euro, ma purtroppo attualmente la programmazione finanziaria del club non lo permette.... chi si fa avanti?

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